Era il 1981 quando in piazza San Babila a Milano aprì il primo Burghy d'Italia, segnando l'inizio di una rivoluzione culinaria che avrebbe cambiato per sempre le abitudini alimentari degli italiani. Nessuno poteva immaginare che quel piccolo fast food dal logo giallo su sfondo rosso sarebbe diventato il simbolo di un'intera generazione, il punto di ritrovo dei paninari e l'unico vero rivale italiano di McDonald's.
L'avventura iniziò per mano della catena di Supermercati GS, appartenente al gruppo SME, che intuì per prima le potenzialità del mercato italiano del "cibo veloce". In quegli anni Milano viveva la sua rinascita dopo il difficile decennio degli anni di piombo, e la città si preparava a diventare la "Milano da bere" degli anni '80, fatta di aperitivi, yuppies e voglia di spensieratezza. Il primo locale di piazza San Babila, con le sue vetrine colorate e il motto "Più gusto di Burghy nessuno ti dà", rappresentava perfettamente lo spirito dell'epoca.
Il successo fu immediato ed esplosivo. Burghy divenne rapidamente una catena con sei punti vendita sparsi tra il centro di Milano e le zone limitrofe, tra cui quelli storici di piazzale Loreto, corso Buenos Aires, corso Vittorio Emanuele e la galleria Vittorio Emanuele. Ma fu proprio il locale di piazza San Babila a diventare il cuore pulsante del fenomeno dei paninari, quei giovani rampolli della Milano bene che con i loro bomber Avirex, i piumini Moncler, le scarpe Timberland e i jeans Levi's 501 avevano fatto del fast food il loro quartier generale.
Tuttavia, il rapido successo si trasformò presto in un problema gestionale. Dopo solo tre anni e cinque miliardi di lire di perdite, nel 1985 la catena venne acquisita dal Gruppo Cremonini di Modena. Sotto la nuova proprietà, guidata dal giovane Vincenzo Cremonini (appena venticinquenne e fresco di laurea alla Boston University), Burghy iniziò la sua seconda vita. Il gruppo modenese, già leader nel settore alimentare e fornitore di carne per i ristoranti, riuscì a trasformare quello che sembrava un fallimento in un successo clamoroso.
L'espansione fu inarrestabile. Nel 1988 Burghy aprì il primo drive-in d'Italia a Castelletto Ticino, in provincia di Varese, e acquisì i marchi Quick e Burger One. Nel 1989 tutti i ristoranti furono riuniti sotto un'unica bandiera, quella di Burghy, arrivando alla fine degli anni '80 a gestire ben 96 punti vendita distribuiti principalmente nel centro-nord Italia. Il menu era quello che oggi conosciamo bene: hamburger, patatine fritte, milkshake e soprattutto il celebre King Bacon, che altro non era che l'antenato dell'attuale Crispy McBacon di McDonald's.
Il marchio divenne così forte da generare un vero impero mediatico. Negli anni '90 nacque la mascotte Willy Denty, un personaggio cartoon raffigurato come una bocca gigante con denti enormi che inseguiva il panino Mr. Burghy, la bibita Freddy e il sacchetto di patatine Patty. Le sorprese dei menu per bambini, tutte prodotte artigianalmente dalla Grani & Partners, diventarono oggetti di culto, così come le videocassette con cartoni animati come i Puffi e Tom & Jerry Kids distribuite a metà anni '90.
Ma il vero successo di Burghy si misurava sui numeri: nel 1995 la catena fatturava circa 200 miliardi di lire, quasi il doppio rispetto ai 107 miliardi di McDonald's Italia. Il colosso americano, arrivato in Italia nel 1986 con il primo locale a Bolzano e poi nel 1987 con quello di piazza di Spagna a Roma, faticava a conquistare il mercato italiano proprio a causa della presenza ingombrante di Burghy.
La fine arrivò nel 1996, quando il Gruppo Cremonini, in difficoltà economiche, accettò l'offerta di McDonald's di acquistare l'intera catena per una cifra tra i 200 e i 300 miliardi di lire. L'accordo prevedeva anche un patto di non concorrenza e l'esclusiva per la fornitura di carne bovina per tutti i McDonald's europei, accordo ancora valido oggi. Gradualmente, tutti i ristoranti Burghy furono convertiti in McDonald's: l'ultimo a resistere fu quello di Casalecchio di Reno, nel centro commerciale Shopville Gran Reno, che chiuse definitivamente nel 2007 dopo 26 anni dalla fondazione del marchio.
Quello che non tutti sanno Il Burghy di piazza San Babila non fu solo il primo fast food italiano, ma anche una location cinematografica. Nel 1986 il locale apparve in alcune scene del film "Sposerò Simon Le Bon", diretto da Carlo Cotti e basato sull'omonimo romanzo di Clizia Gurrado del 1985. La pellicola raccontava la storia di due adolescenti milanesi "paninare" innamorate dei Duran Duran, e le riprese nel Burghy di piazza San Babila rappresentavano perfettamente l'atmosfera dell'epoca. Inoltre, dal 1990 alla stagione 1992-1993, Burghy sponsorizzò il Club Modena Basket, che per quei tre anni prese il nome di "Burghy Modena". Un'altra curiosità riguarda la produzione delle sorprese per i menu bambini: a differenza di McDonald's che utilizzava tie-in con cartoni animati e film del momento, Burghy produceva esclusivamente gadget artigianali raffiguranti la propria mascotte Willy Denty e i suoi amici, creando un universo narrativo completamente originale che ancora oggi è ricercatissimo dai collezionisti.