Smemoranda: il diario che trasformò i banchi di scuola in un social network


"L'estate sta finendo..." e tra gli amici ci si chiedeva: "Ma tu quest'anno che diario ti fai? È già uscita la nuova Smemo?". Era il rituale di fine agosto che scandiva il rientro dalle vacanze per milioni di studenti italiani. La tappa in cartolibreria era d'obbligo per non correre il rischio di rimanere senza l'agenda più ambita d'Italia. Perché la Smemoranda non era solo un diario: era il nostro Facebook di carta, il luogo dove condividere pensieri, sogni e segreti con i compagni di classe.


Nata nel 1978 dall'idea di un gruppo di studenti milanesi - Luigi Vignali, Michele Mozzati (futuri Gino e Michele di Zelig) e Nico Colonna - la Smemoranda rivoluzionò il concetto stesso di agenda scolastica. Per la prima volta in Italia apparve un diario a quadretti in un mondo dominato dalle righe, arricchito da articoli, vignette, saggi, quiz e collaborazioni di personaggi famosi. Non era più un semplice blocco note per i compiti: era una rivista annuale da sfogliare, leggere e personalizzare.

Il nome nacque come un gioco di parole geniale: un gerundio che incrociava memoria, agenda e quella tipica dimenticanza giovanile che giustificava l'uso di un'agenda. La copertina colorata con la caratteristica mela diventò il simbolo di una generazione che negli anni Novanta trasformò questo oggetto in un vero e proprio culto. A metà del decennio, Smemoranda vendeva oltre 1.200.000 copie l'anno, un successo straordinario che la rese il diario più venduto d'Italia.

La magia della Smemo stava nella sua capacità di essere molto più di un'agenda. Ogni anno aveva un tema, un filo conduttore che univa le pagine e le rendeva uniche. Oltre 300 personalità hanno collaborato nel corso degli anni: da Federico Fellini a Roberto Benigni, da Jovanotti a Luciano Ligabue, da Altan a Zerocalcare. Era considerata una pubblicazione di sinistra, nata come autofinanziamento di Democrazia Proletaria, ma conquistò trasversalmente tutti gli studenti italiani con la sua ironia e i suoi contenuti controcorrente.

La personalizzazione era il momento più delicato e importante dell'anno scolastico. Si sceglievano i colori delle penne, si decideva come decorare le pagine, si riempiva di dediche, frasi di canzoni, foto, adesivi e i mitici "T.V.T.T.T.B." (Ti Voglio Tanto Tanto Tanto Bene) che fioccavano da tutte le parti. Durante le ore di buco, il diario passava di mano in mano, diventando un album di ricordi condivisi, un luogo di scambio sociale ante litteram.

Si partiva a settembre con una semplice agenda e si arrivava a giugno con un malloppo enorme che a fatica entrava nello zaino. Ogni pagina raccontava una storia: il biglietto del concerto conservato come reliquia, la carta delle caramelle di quel pomeriggio speciale, l'adesivo dei Backstreet Boys, le frasi di Jim Morrison copiate con cura, le foto delle vacanze, le letterine degli amici. Era il custode cartaceo di un'epoca irripetibile.

Il successo della Smemoranda durò per decenni, resistendo ai cambiamenti tecnologici e sociali. Anche quando arrivarono i registri elettronici e i primi social network, mantenne il suo fascino nostalgico. Tuttavia, nel marzo 2023 il gruppo Smemoranda è fallito, e l'asta per rilevare il marchio nel gennaio 2024 è risultata deserta. Un simbolo di un'epoca che se ne va, lasciando milioni di ex studenti con i loro diari pieni di ricordi nel cassetto.

Oggi, chi conserva ancora le vecchie Smemorande si emoziona sfogliandole, ritrovando tra quelle pagine ingiallite i sogni, le paure e le speranze di un'adolescenza autentica. Era l'epoca in cui la condivisione richiedeva tempo, riflessione e una penna colorata. Un tempo in cui i segreti si scrivevano a mano e i ricordi si conservavano tra le pagine di carta.

Quello che non tutti sanno
Il nome "Smemoranda" fu scelto dopo lunghe discussioni tra i fondatori che volevano creare un neologismo che suonasse familiare ma originale. La parola combina "smemorato" con "memoranda", creando un paradosso linguistico perfetto per un'agenda. La caratteristica mela sulla copertina non era solo decorativa: rappresentava la conoscenza e la scoperta, valori che l'agenda voleva trasmettere. Nel 2015, durante una mostra di Treccani sui 90 anni di cultura italiana, la Smemoranda fu esposta tra gli oggetti più iconici del design italiano insieme a pezzi storici dell'arte e dell'architettura. A maggio 2023 si stimava che circa 25 milioni di italiani avessero posseduto almeno un prodotto del brand, un numero impressionante che testimonia l'impatto culturale di questo semplice diario. La Smemo fu anche il primo diario a introdurre sistematicamente contenuti multimediali: negli anni Novanta alcune edizioni includevano CD musicali e gadget tecnologici, precorrendo di decenni l'integrazione tra cartaceo e digitale che caratterizza l'editoria contemporanea.