Monopoli: il re dei giochi da tavolo che ha conquistato l'Italia


C'era una volta una scatola quadrata con dentro un sogno che profumava di banconote colorate e case di legno. Era il 1936 quando il Monopoli arrivò nelle case italiane, trasformando i tavoli di famiglia in campi di battaglia dove fratelli, cugini e genitori si sfidavano a colpi di dadi per conquistare le vie più prestigiose di Milano. Un gioco che ha attraversato tre generazioni, diventando il simbolo stesso del divertimento domestico.


La storia italiana del Monopoli inizia in modo quasi casuale. Nell'estate del 1936 Arnoldo Mondadori ricevette dagli Stati Uniti una scatola del gioco Monopoly insieme a una lettera che proponeva l'acquisto dei diritti per pubblicarlo in Italia. L'editore milanese, più interessato ai libri che ai giochi, chiamò alcuni suoi collaboratori nel suo ufficio di via della Maddalena e disse: "Pubblico libri e non giochi. Se siete interessati, prendete l'idea e lanciate il gioco". Tra quei traduttori c'era Emilio Ceretti, che sarebbe diventato il fondatore della Editrice Giochi.

Il gioco dovette però affrontare subito un ostacolo: il regime fascista proibiva l'uso di termini inglesi. Così "Monopoly" diventò "Monòpoli" - con l'accento sulla 'o' e la 'i' finale al posto della 'y' - e i nomi delle strade vennero italianizzati prendendo spunto dalla toponomastica di Milano. Via del Corso, Largo Augusto, Bastioni di Porta Nuova sostituirono le originali strade di Atlantic City. Alcune vie, come "Via del Fascio", furono successivamente modificate dopo la caduta del regime.

La prima sede della Editrice Giochi fu proprio in via Rugabella, nell'appartamento messo a disposizione dal poeta Delio Tessa, dove Ceretti tradusse e adattò il gioco. In una stanza c'era una macchina da scrivere, e lì nacque la versione italiana di quello che sarebbe diventato il gioco da tavolo più famoso del mondo. Purtroppo i depositi della via andarono completamente distrutti in un bombardamento del 1943, ma il gioco ormai aveva conquistato il cuore degli italiani.

Negli anni '70 e '80 il Monopoli era presente praticamente in ogni casa italiana. La scatola quadrata della Editrice Giochi, con le sue banconote in lire dai colori vivaci - rosa, azzurre, verdi, gialle - era un simbolo di status familiare. Chi non ricorda le interminabili partite domenicali, quando il tempo sembrava sospeso tra un lancio di dadi e una contrattazione per Parco della Vittoria? Le pedine - il cappello, la scarpa, l'automobile, la nave, il ferro da stiro, il ditale, il cavallo, il cane - diventavano piccoli totem personali, ognuno con la sua preferita.

Il gioco era perfetto per l'Italia di quegli anni: insegnava il capitalismo in modo giocoso, permetteva di sognare ricchezze immobiliare e, soprattutto, riuniva le famiglie attorno a un tavolo per ore. Le regole erano semplici ma le strategie infinite: comprare tutto quello che capita o puntare sui colori più redditizi? Costruire subito case o aspettare il monopolio? Ogni famiglia aveva le sue tattiche tramandate di generazione in generazione.

Con il passare degli anni sono arrivate infinite varianti: dal Monopoli Junior per i più piccoli alle edizioni speciali dedicate a singole città italiane, fino alle versioni elettroniche degli anni 2000. Ma per molti nostalgici nulla può battere l'emozione di quelle prime scatole quadrate della Editrice Giochi, con le banconote da maneggiare con cura e le casette di plastica da piazzare strategicamente sui propri terreni.

Nel 2009 la distribuzione italiana passò alla Hasbro, che ripristinò il nome originale "Monopoly", ma ormai per milioni di italiani rimarrà sempre "Monopoli" - quello con la scatola quadrata che trasformava i pomeriggi di pioggia in avventure imprenditoriali casalinghe.

Quello che non tutti sanno
La vera creatrice del gioco non fu Charles Darrow, come si credette per decenni, ma Elizabeth Magie, che nel 1903 inventò "The Landlord's Game" con intenti politici completamente opposti: voleva dimostrare gli effetti negativi del monopolismo terriero. Il gioco originale aveva addirittura due set di regole, una chiamata "Monopolist" e una "Anti-Monopolist", ma quando la Parker Brothers acquisì il brevetto nel 1935 eliminò la parte anti-monopolista, mantenendo solo quella che celebrava l'accumulo di ricchezza. Inoltre, durante la Seconda Guerra Mondiale, il governo britannico utilizzò il Monopoli per aiutare i prigionieri di guerra alleati a fuggire dai campi di concentramento tedeschi: all'interno di speciali edizioni del gioco venivano nascosti mappe di seta, bussole, lima per segare le sbarre e persino denaro vero. Questi "pacchi di libertà" venivano inviati dalla Croce Rossa, che inconsapevolmente divenne complice della più ingegnosa operazione di spionaggio ludica della storia.