Olimpiadi Los Angeles 1984: intreccio perfetto tra sport e storia


Il 28 luglio 1984, sotto il sole californiano del Memorial Coliseum, iniziavano i Giochi della XXIII Olimpiade che avrebbero cambiato per sempre il modo di concepire e organizzare un evento sportivo mondiale. Non erano solo delle Olimpiadi: erano uno spettacolo hollywoodiano, un miracolo economico e una lezione di resilienza sportiva che ancora oggi fa scuola.


Los Angeles fu assegnata come sede olimpica quasi per caso, essendo l'unica città candidata durante la sessione del CIO del 18 maggio 1978 ad Atene. Era la seconda volta che la città californiana ospitava i Giochi estivi, dopo l'edizione del 1932, diventando la prima e unica città americana a detenere questo record.

I Giochi si svolsero dal 28 luglio al 12 agosto 1984, con 6.829 atleti in rappresentanza di 140 nazioni. Ma c'era un'ombra pesante: il boicottaggio del blocco sovietico. L'8 maggio 1984, l'URSS annunciò ufficialmente la propria rinuncia per "mancanza di condizioni di sicurezza per la delegazione sovietica", ma era chiaramente una rappresaglia per il boicottaggio occidentale di Mosca 1980. Quattordici nazioni seguirono l'esempio sovietico: Germania Est, Cuba, Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia, Mongolia, Vietnam, Laos, Corea del Nord, Etiopia, Angola, Yemen del Sud e Afghanistan.

Solo tre paesi socialisti non aderirono al boicottaggio: la Jugoslavia (che quell'anno organizzò anche le Olimpiadi invernali), la Cina e la Romania. Quest'ultima, sfidando apertamente Mosca, fu accolta calorosamente negli Stati Uniti e si classificò seconda nel medagliere con 53 medaglie.

La vera rivoluzione di Los Angeles 1984 fu nell'organizzazione. Peter Ueberroth, presidente del comitato organizzatore, trasformò i Giochi in un'operazione commerciale di successo, finanziata interamente con capitali privati attraverso sponsorizzazioni e marketing. Fu la prima Olimpiade della storia non solo autosufficiente, ma addirittura in attivo, con un utile finale di oltre 300 milioni di dollari.

Il comitato limitò al minimo le spese per nuove strutture: l'unico impianto costruito ex novo fu la piscina McDonald dell'Università della California. Il Memorial Coliseum, già sede nel '32, fu adeguatamente ristrutturato per 5 milioni di dollari, ospitando atletica e cerimonie. L'Exposition Park divenne il fulcro di tutta l'attività olimpica, accogliendo contemporaneamente oltre 100.000 persone.

La cerimonia di apertura fu un capolavoro di spettacolo hollywoodiano. Inizialmente fu contattata la Disney, ma le divergenze sui costi portarono all'ingaggio di professionisti dell'entertainment che crearono un musical sulla storia americana durato un'ora. Jet tracciavano cerchi nel cielo, 42 pianoforti suonavano contemporaneamente musiche di Gershwin, e il culmine fu raggiunto quando un uomo con un razzo sulle spalle si lanciò dalla torre dello stadio atterrando nel centro del prato.

La staffetta della torcia olimpica fu epica: partì da New York e attraversò 33 stati percorrendo oltre 15.000 km con 3.616 corridori. La nipote di Jesse Owens, Gina Hemphill, portò la torcia nel Memorial Coliseum, passandola a Rafer Johnson che accese i cinque anelli olimpici e il braciere che rimase acceso per tutta la durata dei Giochi.

Il personaggio simbolo fu Carl Lewis, che a cinquant'anni di distanza fece rivivere il mito di Jesse Owens ripetendo il suo poker di vittorie: 100m, 200m, salto in lungo e staffetta 4x100m. Gli Stati Uniti dominarono con 174 medaglie totali, di cui 83 ori, approfittando dell'assenza del blocco sovietico.

Per l'Italia fu un'Olimpiade memorabile. La delegazione di 289 atleti, guidata dalla portabandiera Sara Simeoni, conquistò 32 medaglie: 14 ori (record azzurro), 6 argenti e 12 bronzi, per il quinto posto nel medagliere finale. Sette medaglie arrivarono dall'atletica leggera: Alberto Cova oro nei 10.000m, Alessandro Andrei oro nel getto del peso (prima medaglia italiana in questa specialità), Gabriella Dorio oro nei 1.500m femminili, Sara Simeoni argento nel salto in alto, e tre bronzi con Maurizio Damilano (20km marcia), Sandro Bellucci (50km marcia) e Giovanni Evangelisti (salto in lungo).

La scherma regalò sette podi: ori di Mauro Numa nel fioretto individuale, dell'Italia nel fioretto e sciabola a squadre, argento di Marco Marin nella sciabola individuale, bronzi di Stefano Cerioni nel fioretto, Dorina Vaccaroni nel fioretto femminile e della squadra maschile di spada.

Molte discipline fecero il loro debutto olimpico: la maratona femminile (vinta dall'americana Joan Benoit), la ginnastica ritmica, il nuoto sincronizzato e il ciclismo femminile su strada. Il tiratore con l'arco neozelandese Neroli Fairhall divenne il primo atleta paraplegico a partecipare alle Olimpiadi, gareggiando su carrozzina.

Los Angeles 1984 segnò anche l'addio al dilettantismo puro: calciatori professionisti come l'italiano Salvatore Bagni parteciparono senza controversie, aprendo la strada alla modernizzazione olimpica voluta dal nuovo presidente del CIO Juan Antonio Samaranch.

Quello che non tutti sanno
Il tema musicale ufficiale "Olympic Fanfare and Theme" di John Williams divenne il più famoso della storia olimpica e valse al compositore un Grammy Award. Durante le gare di nuoto si verificò il primo ex aequo nei 100m stile libero femminile tra le americane Carrie Steinseifer e Nancy Hogshead: secondo il nuovo regolamento, serviva almeno un centesimo di differenza per determinare il vincitore. La Romania, pur essendo del Patto di Varsavia, partecipò contro il volere sovietico e fu l'unica nazione del blocco orientale a non rinunciare al torneo di calcio, salvo poi ritirarsi all'ultimo momento. Il velodromo della California State University di Carson e la piscina McDonald furono gli unici due impianti costruiti ex novo, per un costo totale di soli 16 milioni di dollari. Infine, la cerimonia di chiusura lanciò la sfida per i successivi Giochi di Seul 1988, considerata "una decisione pazzesca" per una città a soli 100 km dalle armate della Corea del Nord, ma che si rivelò vincente per il futuro del movimento olimpico.