Polly Pocket: le bambole tascabili che diventarono un fenomeno


Tutto iniziò con l'amore di un padre per sua figlia. Nel 1983, l'inglese Chris Wiggs trasformò un semplice portacipria in una minuscola casa delle bambole per la piccola Kate. Quell'idea geniale, nata tra le mura domestiche di Swindon, sarebbe diventata nel 1989 uno dei fenomeni giocattolo più dirompenti degli anni Novanta: le Polly Pocket, le bamboline più piccole del mondo che stavano letteralmente nel palmo di una mano e si portavano ovunque come un segreto prezioso.


La Bluebird Toys intuì immediatamente il potenziale rivoluzionario di questa invenzione e acquisì il brevetto, lanciando sul mercato le prime Polly Pocket nel 1989. Le bamboline originali erano alte meno di un pollice (circa 2,5 centimetri), realizzate in plastica rigida e colorata, e vivevano in cofanetti dalle forme più fantasiose: stelle, cuori, conchiglie, animali, case. Ogni scrigno nascondeva un mondo in miniatura perfettamente dettagliato, completo di mobili, accessori e scenari.

La magia di Polly Pocket stava nella sua portabilità assoluta. Per la prima volta nella storia dei giocattoli, le bambine potevano portare la loro casa delle bambole ovunque: a scuola, in viaggio, a casa delle amiche. I cofanetti si infilavano facilmente in tasca o nella borsa, trasformando ogni momento morto in un'opportunità di gioco. Era l'antitesi delle ingombranti case delle bambole tradizionali, un concentrato di fantasia racchiuso in uno spazio microscopico.

Negli anni Novanta il fenomeno esplose definitivamente quando la Mattel acquisì i diritti di distribuzione e poi, nel 1998, l'intero marchio. La casa di Barbie intuì che Polly Pocket poteva diventare un impero e iniziò una produzione su scala mondiale. Ben 350 set diversi furono lanciati sul mercato, ognuno con la sua storia, i suoi personaggi e i suoi accessori. Le vendite raggiunsero i 10 milioni di set, un successo planetario che trasformò Polly in un'icona generazionale.

Ogni bambina sviluppava il proprio rapporto personale con le Polly Pocket. C'era chi le collezionava tutte, chi aveva la sua preferita da portare sempre con sé, chi creava storie elaborate mescolando diversi set. I cofanetti diventavano scrigni di segreti: si nascondevano piccoli oggetti personali insieme alle bamboline, si inventavano codici segreti, si scambiavano messaggi usando gli accessori come simboli. Era un universo femminile parallelo fatto di miniature e confidenze sussurrate.

La vera rivoluzione di Polly Pocket fu la democratizzazione del gioco delle bambole. Non servivano grandi spazi, non bisognava chiedere il permesso per giocare in salotto, non c'era bisogno di riordinare ingombranti accessori. Tutto stava in una scatoletta che si richiudeva con un click, rendendo il gioco discreto, intimo, personale. Era perfetto per l'infanzia degli anni Novanta, quando i bambini iniziavano ad avere meno spazio fisico ma più bisogno di evasione immaginativa.

Il successo generò inevitabilmente delle imitazioni, ma anche una crescente preoccupazione per la sicurezza. Le dimensioni minuscole delle bamboline e dei loro accessori rappresentavano un potenziale pericolo di soffocamento per i bambini più piccoli. Nel 2006 la produzione della serie originale fu sospesa, sostituita da una versione ingrandita (Fashion Polly) che però non ebbe mai lo stesso impatto emotivo delle "vere" Polly Pocket.

Il revival è arrivato nel 2018, quando Mattel ha rilanciato le Polly Pocket originali in versione aggiornata, accompagnate da una serie animata e da nuovi prodotti. Ma per le bambine degli anni Novanta, ormai cresciute, le Polly Pocket rimangono un ricordo indelebile legato a un'infanzia fatta di segreti minuscoli e grandi sogni. I cofanetti originali sono oggi oggetti da collezione quotati fino a 500 dollari su eBay, testimonianza di un amore che non conosce tempo.

Quello che non tutti sanno
Il nome "Polly Pocket" non fu scelto casualmente: "Polly" derivava dal diminutivo di "Polyethylene" (polietilene), il materiale plastico con cui erano realizzate, mentre "Pocket" ovviamente si riferiva alle dimensioni tascabili. Chris Wiggs, l'inventore, inizialmente non aveva nessuna intenzione commerciale: l'idea nacque semplicemente perché sua figlia Kate continuava a perdere le bamboline tradizionali, e lui voleva creare qualcosa che potesse sempre tenere con sé. La Bluebird Toys pagò a Wiggs una royalty di appena il 3% sulle vendite, un accordo che oggi sembrerebbe incredibilmente svantaggioso considerando il successo planetario del prodotto. Nel 2002, dopo alcuni incidenti di soffocamento, la Consumer Product Safety Commission americana ritirò dal mercato 4,4 milioni di set Polly Pocket, il più grande richiamo di giocattoli nella storia degli USA fino a quel momento. La produzione originale includeva anche set a tema maschile chiamati "Mighty Max", pensati per i bambini, ma non ebbero mai il successo delle controparti femminili. Alcune delle Polly Pocket più rare, come la "Partytime Surprise" del 1989 o la "Starlight Castle" del 1992, oggi valgono più di alcuni gioielli vintage, con quotazioni che superano i 1000 euro per esemplari in condizioni perfette.