C'era un tempo in cui bastava un piccolo cavallino colorato per accendere la fantasia di migliaia di bambine. Era il 1983 quando Hasbro lanciò in Italia quelli che divennero i "Mio Mini Pony", una linea di giocattoli che per un certo periodo riuscì addirittura a superare le vendite della Barbie. Con le loro criniere pettinabili e i colori pastello, questi piccoli pony conquistarono le camerette italiane diventando il giocattolo del decennio.
In Italia la distribuzione fu affidata alla DAG (Distribuzione Associata Giocattoli) di Curno, in provincia di Bergamo, che collaborando con Hasbro creò il nome "Mio Mini Pony" per il mercato nostrano. La particolarità era che durante i primi anni tutto il materiale veniva prodotto direttamente in Italia: non solo i pony, ma anche le confezioni, le pubblicità e persino il magazine dedicato. I "Mio Mini Pony made in Italy" erano quindi diversi da quelli americani, creando involontariamente pezzi unici che oggi i collezionisti si contendono.
Nel 1985 uscì "Il giornale della felicità del Mio Mini Pony", una pubblicazione mensile che ebbe un successo straordinario con una tiratura di oltre 100.000 copie al prezzo di 1.500 lire. Nello stesso anno arrivò anche il "Diario della felicità del Mio Mini Pony", che conteneva una novità rivoluzionaria per l'epoca: facendo scorrere velocemente le pagine, si vedeva un piccolo "filmato" animato riprodursi, una sorta di flipbook che incantava i bambini.
Il fenomeno esplose definitivamente quando nel 1986 arrivò su Italia 1 il cartone animato "Vola mio mini pony", trasmesso all'interno del contenitore "My Little Pony 'n Friends". La serie andò in onda per due stagioni dal 1986 al 1987, totalizzando 65 episodi che raccontavano le avventure nella Valle della Felicità. La sigla italiana, cantata da Cristina D'Avena su testo di Alessandra Valeri Manera e musica di Ninni Carucci, divenne immediatamente un tormentone che risuonava in tutte le case d'Italia.
Il successo fu tale che nel 1987 uscì anche un album musicale dedicato, sempre interpretato dalla D'Avena, che conteneva sei canzoni originali italiane più la traccia audio di un intero episodio. La musicassetta e il 45 giri vendettero oltre 150.000 copie al prezzo di 14.900 lire, un risultato eccezionale per l'epoca.
Verso la fine degli anni '80 la produzione italiana cessò quando la DAG venne assorbita dalla GIG del gruppo Giochi Preziosi, che preferì importare i pony fabbricati in Cina e Hong Kong. Da quel momento in Italia arrivarono gli stessi modelli distribuiti nel resto del mondo, segnando la fine dell'era "made in Italy" dei Mini Pony.
La prima generazione durò dieci anni, dal 1983 al 1993, con centinaia di modelli diversi più accessori come stalle, casette e ambienti di gioco. Ogni pony aveva il proprio nome, colore e simbolo distintivo sulla coscia, elementi che li rendevano unici e collezionabili. Le bambine li pettinavano, li collezionavano, ci giocavano inventando storie fantastiche nella magica Ponyland.
Quello che non tutti sanno
I primi sei pony introdotti in commercio nel 1983 erano Berenice (Firefly), Melissa (Surprise), Pan (Twilight), Ippolito (Sparkler), Penelope (Posey) e Melania (Applejack). Molti di questi nomi furono poi ripresi nella quarta generazione della serie animata "My Little Pony: L'amicizia è magica" del 2010, anche se i personaggi subirono notevoli modifiche. Il pony Berenice della prima generazione, ad esempio, ispirò Rainbow Dash della serie moderna. Inoltre, alcuni pony italiani degli anni '80 presentavano colori e simboli leggermente diversi rispetto alle versioni americane originali, rendendo oggi questi esemplari dei veri e propri pezzi da collezione ricercatissimi dagli appassionati di tutto il mondo.