Erano i nostri eroi del muro, i guardiani silenziosi dei nostri pomeriggi di studio e delle notti insonni da adolescenti. I poster in cameretta negli anni '80 e '90 non erano semplici decorazioni: erano dichiarazioni d'amore, manifesti di ribellione, finestre sui nostri sogni più segreti. Ogni centimetro di parete conquistato era un pezzo della nostra identità che prendeva forma.
La scelta del poster era un momento sacro, quasi rituale. Si iniziava sfogliando Cioè, Big o TV Sorrisi e Canzoni alla ricerca della foto perfetta, poi si correva in edicola per comprare le riviste con i poster staccabili oppure ci si dirigeva verso i banchetti delle fiere di paese, dove tra zucchero filato e giostre si nascondevano tesori di carta patinata che aspettavano solo di essere portati a casa.
Madonna regnava sovrana sulle pareti femminili degli anni '80. Con i suoi crocifissi pendenti, le lunghe collane, gli orecchini vistosi e quel trucco che sfidava ogni convenzione, rappresentava la ribellione perfetta contro il mondo degli adulti. Il suo poster con la posa provocante e quel sorriso malizioso diventava il simbolo di una generazione che voleva essere diversa, libera, anticonformista.
Per i maschietti, Tom Cruise in Top Gun era l'icona assoluta. Anche se il film era del 1986, negli anni '90 il comandante Maverick continuava a far sognare con i suoi occhiali da aviatore Ray-Ban e quella divisa che lo rendeva irresistibile. Il poster lo ritraeva spesso seduto sulla sua moto Kawasaki GPZ 900R o appoggiato al suo caccia F-14 Tomcat, incarnando il perfetto mix tra velocità, pericolo e fascino maschile.
Man mano che gli anni '80 lasciavano spazio ai '90, le pareti si popolavano di nuovi idoli. Le Spice Girls irrompevano nelle camerette con il loro girl power colorato e spavaldo: Scary, Sporty, Posh, Ginger e Baby rappresentavano ogni sfaccettatura della personalità femminile adolescenziale. Ognuna di noi sceglieva la sua preferita e ne appendeva il poster come a voler dire al mondo chi eravamo o chi volevamo diventare.
I ragazzi invece si dividevano tra le boyband del momento. I Take That con Robbie Williams dal sorriso birichino, i Backstreet Boys che facevano battere il cuore a milioni di teenager, i Boyzone con Ronan Keating dall'aria da bravo ragazzo. Ogni poster era una dichiarazione di fedeltà musicale e sentimentale, spesso fonte di discussioni accese tra amiche su chi fosse il più bello o il più bravo.
Non mancavano i poster cinematografici: Patrick Swayze dopo Dirty Dancing diventava il sogno proibito di ogni adolescente, con quei pettorali scolpiti e quello sguardo intenso che prometteva romantiche avventure. Johnny Depp in Edward Mani di Forbice conquistava chi amava il fascino tenebroso e maledetto, mentre i fan di Friends tappezzavano le pareti con Ross, Chandler, Joey, Monica, Rachel e Phoebe, immaginando di far parte del loro gruppo di amici newyorkesi.
L'arte di attaccare i poster era una scienza. Chi usava la colla vinilica, chi preferiva il nastro adesivo, chi osava i chiodini. Le pareti diventavano un collage di emozioni, spesso stratificate nel tempo: sotto Madonna spuntava Miguel Bosé, sopra Tom Cruise faceva capolino Simon Le Bon dei Duran Duran. Era la geografia sentimentale della nostra crescita, il diario visivo dei nostri cambiamenti.
La camera da letto si trasformava così in un santuario personale dove ogni poster aveva il suo significato. Gli occhi di questi idoli ci guardavano mentre facevamo i compiti, ci davano il buongiorno al risveglio, assistevano alle nostre telefonate segrete con l'amica del cuore. Erano i testimoni muti dei nostri primi amori, delle lacrime per i brutti voti, delle risate notturne durante i pigiama party.
Quando gli amici venivano a trovarci, la cameretta diventava un biglietto da visita. I poster raccontavano chi eravamo meglio di qualsiasi presentazione: "Ah, ti piacciono i Green Day? Anch'io!" oppure "Ma come fai ad avere ancora appeso Miguel Bosé?". Erano conversazioni che nascevano dal confronto tra le nostre pareti decorate, alleanze e rivalità che si creavano davanti a un poster di Eros Ramazzotti o delle Spice Girls.
Quello che non tutti sanno Secondo una ricerca del quotidiano britannico "The Sun", nel 2020 appena il 7% dei teenager aveva almeno un poster in camera, contro il 79% degli anni '90. La "poster-mania" degli anni '80 e '90 era un fenomeno così diffuso che molte case discografiche e cinematografiche iniziarono a produrre poster promozionali specificamente per il mercato adolescenziale. I poster di Madonna degli anni '80 sono oggi oggetti da collezione che possono valere centinaia di euro, soprattutto quelli originali dell'epoca "Like a Virgin" o "Material Girl". Tom Cruise, prima delle riprese di Top Gun, non sapeva guidare la motocicletta e imparò appositamente nel parcheggio di un concessionario per poter interpretare al meglio le scene con la Kawasaki. I poster venivano spesso regalati gratuitamente con l'acquisto di riviste come "Cioè", "Big" o "TV Sorrisi e Canzoni", e questa strategia di marketing contribuì enormemente alla loro diffusione capillare nelle camerette italiane. Molti poster degli anni '90 erano stampati con inchiostri che si sbiadivano facilmente alla luce del sole, motivo per cui oggi è difficilissimo trovare esemplari in perfette condizioni.