Game Boy: il mattoncino grigio che conquistò una generazione


Era il 21 aprile 1989 quando nei negozi giapponesi apparve per la prima volta quel rettangolo grigio con i pulsanti che avrebbe cambiato per sempre il mondo dei videogiochi. Il Nintendo Game Boy non era la console portatile più bella, né la più potente, ma aveva qualcosa che nessun'altra aveva: l'anima. Mentre Atari Lynx e Sega Game Gear sfoggiavano schermi a colori e grafica superiore, il piccolo "mattoncino" di Nintendo conquistava i cuori con la sua semplicità disarmante e una batteria che durava trenta ore.


In Italia arrivò nel settembre 1990, distribuito dalla Mattel, e fu subito follia. Costava circa 150.000 lire, una cifra importante per l'epoca, ma ogni bambino lo voleva disperatamente. Lo schermo LCD verdastro da 2,6 pollici mostrava solo quattro tonalità di grigio, eppure bastava per far sognare milioni di ragazzini. Il Game Boy non era elegante come i suoi rivali, ma era robusto come un piccolo carro armato e soprattutto aveva un segreto: Tetris incluso nella confezione.

La geniale intuizione di Nintendo fu quella di puntare sulla durata della batteria piuttosto che sulla potenza. Mentre la concorrenza faticava ad arrivare a cinque ore di autonomia con sei batterie, il Game Boy garantiva giorni interi di gioco con sole quattro pile AA. Era il compagno perfetto per i viaggi in auto, i pomeriggi sul divano e le serate nascoste sotto le coperte con una piccola torcia per illuminare lo schermo.

Il successo fu immediato e travolgente: 300.000 unità vendute nel primo giorno in Giappone, un milione in poche settimane negli Stati Uniti. Ma il vero boom arrivò con i primi giochi iconici: Super Mario Land trasformò l'idraulico più famoso del mondo in un eroe tascabile, The Legend of Zelda regalò avventure epiche in formato ridotto, e Metroid II portò l'esplorazione spaziale nel palmo della mano.

La vera rivoluzione del Game Boy non era tecnologica, ma sociale. Per la prima volta nella storia, i videogiochi diventavano davvero portatili. Non serviva più stare davanti alla TV di casa: potevi giocare ovunque, condividere le partite con gli amici, scambiare i giochi come fossero figurine. Il Game Boy trasformò una passione domestica in un fenomeno di massa che usciva dalle camerette per invadere cortili, scuole e piazze.

La longevità del Game Boy fu straordinaria. Quando nel 1995 sembrava ormai al tramonto, l'arrivo di Pokémon Rosso e Blu gli regalò una seconda giovinezza incredibile. Improvvisamente tutti volevano "catturarli tutti", e il vecchio mattoncino grigio tornò a essere l'oggetto del desiderio di una nuova generazione. Il fenomeno Pokémon dimostrò che non servivano grafiche mozzafiato per creare dipendenza: bastava un'idea geniale e la magia della condivisione.

Il Game Boy accompagnò l'infanzia e l'adolescenza di milioni di italiani per oltre un decennio. Resistette a cadute, viaggi e batterie scariche, diventando molto più di una console: era un compagno di avventure, un rifugio nei momenti di noia, un ponte verso mondi fantastici. Quando finalmente venne ritirato dal mercato nel 2003, aveva venduto oltre 118 milioni di unità in tutto il mondo, diventando la console più venduta della storia.

Quello che non tutti sanno
Il nome in codice originale del Game Boy era "Dot Matrix Game" (DMG), tanto che le lettere DMG-01 apparvero sul numero di serie del prodotto finale. Inizialmente il progetto non aveva molti estimatori tra i dipendenti Nintendo, che lo avevano soprannominato "Dame Game" (gioco disperato). La scelta di includere Tetris nella confezione fu quasi casuale: Nintendo America aveva pianificato di lanciarlo con Super Mario Land, ma l'imprenditore olandese Henk Rogers convinse l'azienda sostenendo che "un gioco di Mario serve a vendere il Game Boy ai ragazzi, con Tetris si vende a tutti". La filosofia progettuale del Game Boy seguiva il principio di Gunpei Yokoi del "pensiero laterale con tecnologia appassita": fare di più con meno, un approccio che Nintendo utilizza ancora oggi. L'idea nacque durante un viaggio in treno quando Yokoi vide un uomo d'affari giocare con una calcolatrice LCD per passare il tempo.